Caro amico,
non so come leggerai questa lettera, se un giornale te la porterà sulla scrivania o sarà la tua prossima notifica sul cellulare, ma so che ho un grande bisogno di parlarti, perché l’amicizia è condivisione e sento di esserti amico in questo momento.
Ti scrivo perché non ho altro da darti, perché è il metodo più diretto per comunicare con te e per cristallizzare le mie emozioni e ti scrivo soprattutto per raccontarti quale fantastica avventura sia la vita. Non so cosa conti più per te, una partenza o un arrivo, il cammino per giungere alla meta o il lungo indugiare della mente che inizia a costruire quel sogno che vuoi assolutamente tramutare in un obiettivo, io a dire il vero sono ancora indeciso. Ti scrivo per raccontarti un sogno, una di quelle mille favole vere che la vita ci da l’occasione di vivere, una di quelle storie che scuotono l’anima dalla polvere della routine quotidiana proprio per quella certezza che sono imperscrutabili ed al tempo stesso realizzabili. Due anni fa, dei ragazzi intorno al fuoco, i monti da cornice , le stelle da volta, la soffice erba da palcoscenico, noi ignari attori. Compagni di viaggio quel giorno raccontarono con un sospiro un idea remota,un viaggio lontano, e solo poi venne nelle nostre menti quel pensiero che sconvolse questo suggestivo teatro:si può fare, se nel cielo si può volare ed il mare si può solcare, se ogni monte ha una vetta ed ogni sentiero una fine, perché non dovremmo riuscire ad arrivare a santiago de Compostela. La distanza non ci spaventò, la fatica non tememmo, gli affetti salutammo e così partimmo. Il cuor singhiozza nel ricordare come il tempo tiranno torturò quell’avventura con la consapevolezza che prima o poi ci sarebbe stata una fine. Arrivammo lì, terra straniera, lontani da casa, voglia di viaggiare e di esplorare, nessuno ci fermò. Svegliammo l’alba per camminare, sgridammo il tramonto per la sua quotidiana regolarità e camminammo e vedemmo. Mente, aiutami a ricordare tutti gli alberi che vedesti ed i pellegrini che contasti, gente tanto diversa ed allo stesso tempo tanto simile a noi, gente disarmata ma senza paura, gente affaticata ma mai troppo stanca per proseguire. Vedemmo torri alte cento metri e grandi cattedrali, castelli e città, palazzi e strade, ma nulla era paragonabile alla bellezza che portammo con noi dentro, quel fuoco vivo che ardeva nei nostri cuori e la bellezza delle verdi colline che sinuose ci accompagnarono. Osservammo ed apprendemmo. Vidi suore attraversare il mondo per portar un fiore alla Vergine Maria e giovani che sfidarono se stessi per capire i propri limiti, persone che pregavano e persone che ridevano, persone che ancora cercavano un motivo per essere lì e persone che da sempre lo avevano dentro di se. Parlare dei luoghi è superfluo perché il mio primo pensiero va alla mia nuova famiglia. Alla mia sinistra capi coraggiosi e capaci, genitori attenti ed amici unici, guide che seguimmo per scelta e mai per imposizione. Alla destra fratelli, ognuno di loro parte di me, ne lodo ingegno e sincerità, generosità e franchezza, lealtà e virtù. Ebbene arrivammo, e vedemmo la cattedrale, e solo allora mi resi conto che avevo visto chiese più belle o più alte, più antiche o più importanti, perché recarsi lì allora? E trovai la risposta guardando indietro e non avanti, pensando a tutto quello che oggi ho scritto, a tutte quelle mille verità che ho scoperto ed a quegli affetti irrinunciabili che mi porto dentro. Scopro in vero di essere anche testimone di questa strana verità, che il mio essere falena attratta da questa luce lontana mi ha anche reso tramite per un messaggio che elude la mia comprensione. Caro amico, per questo ti scrivo, per far nascere dentro di te quel vento di curiosità che diventerà l’uragano della tua anima. Chiunque tu sia, c’è una verità che ti attende su quella strada come attendeva me. Quindi cerca e trova la tomba di San Giacomo, pensa a ciò che hai trovato ed a chi per quasi duemila anni prima di te ha percorso questa via e magari pensa pure a me, quel tuo amico intimo e sconosciuto che ti ha scritto questa lettera e ricorda, un domani, di scriverne una a tua volta.
Con affetto, un rover.